9 mar 2013

ANIMA: la prima opera di Bernard Tschumi in Italia


Compresa in una zona a margine del tessuto urbano fra il mare e le collinea Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, ANIMA, la prima opera dell’architetto Bernard Tschumi in Italia, ospiterà le più varie espressioni della cultura del territorio, a partire da quelle artistiche, gastronomiche e ambientali, attraverso spazi flessibili racchiusi da un sistema di facciate che costituiscono il lessico di interazione e semplicità.
 Il progetto, presentato lo scorso 20 febbraio 2013 a Grottammare, è commissionato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e dal Comune di Grottammare e nasce con l’obiettivo di favorire l’identificazione del territorio e connotare la sua immagine attraverso la realizzazione di un polo pubblico di attrazione culturale, un generatore di idee per il territorio, inteso sia nella sua dimensione fisica sia nel suo potenziale creativo.

L’acronimo ANIMA, nasce da una consultazione pubblica: A come Arte, N comeNatura, I come Idee, M come Musica, A come Azione. Sono le “cinque anime” del progetto, che l’architetto ha interpretato come un’identità in divenire. L’opera sarà un catalizzatore di interessi, interazioni, sinergie, voluto da una committenza che guarda all’architettura come a un processo piuttosto che a un prodotto conclusoal fine di sostenere e incrementare lo sviluppo economico e il turismo attraverso il processo di identificazione e conoscenza del territorio.
 L’obiettivo è promuovere l’incontro, l’interazione, lo scambio attraverso attività diffuse: spettacoli, mostre, conferenze, laboratori che raccontino il territorio attraverso le sue tradizioni e le sue prospettive per il futuro. Polo di eccellenza della creatività e delle risorse del luogo, ANIMA si apre verso il territorio paesaggistico e umano, creativo e turistico, dei saperi e delle sperimentazioni.
 La superficie sulla quale l’opera si colloca coincide con quella del piccolo centro medievale di Grottammare, poco più di 7.000 metri quadrati. Il progetto si accosta al cuore storico della cittadina non solo nelle dimensioni: esso richiama, sia all’esterno sia all’interno, il concetto di urbs. All’esterno l’edificio si presenta come un corpo compatto, un quadrato perfetto che, se per certi versi allude a un’idea di chiusura e di protezione, si infrange e dimostra da subito un’elevata permeabilità. Una riflessione sul tema della facciata è, infatti, alla base della ricerca che ha portato Tschumi a una soluzione informale per le grandi pareti verticali che contornano l’edificio e che trova la sua più forte espressione in corrispondenza della parete sud, attraverso la quale si accede al complesso. Visto dall’esterno il volume si mostra come un oggetto ben riconoscibile che esiste in funzione delle risorse presenti nelle vicinanze e che si identifica in una struttura permeabile e ricettiva.

Bernard Tschumi ha affermato: “È possibile progettare una facciata senza fare ricorso a una composizione formale? È possibile fare in modo che non sia né astratta né figurativa ma, per così dire, senza forma? La motivazione che ci ha spinto a sollevare queste domande è di natura sia economica sia culturale: in un’epoca di crisi economica, indulgere in geometrie formali prodotte da complesse curve volumetriche non ci è sembrata una scelta responsabile. L’epoca del cosiddetto ‘iconismo’ sembra terminata, insieme alle figure scultoree arbitrarie del passato recente, spesso prodotte senza considerazione per il contesto, il contenuto e il budget”.

L’interno è uno spazio scomposto, in parte interno e in parte esterno la cui complessità è determinata dalla rotazione di un grande volume parallelepipedo che occupa l’area centrale dell’edificio e che contiene la sala principale, con 1.500 posti a sedere, flessibile e configurabile in base alle esigenze di capienza. La rotazione di questo volume determina un sistema di quattro ampi cortili, verso ciascuno dei quali la sala principale ha la possibilità di aprirsi definendo un sistema fluido e dinamico di percorsi fisici e visivi. Un articolato sistema di rampe permette di muoversi all’interno di questo ambiente eterogeneo e mobile, osservandolo da prospettive e altezze continuamente variabili. Adiacenti alla sala principale e ad essi collegati attraverso una molteplicità di percorsi in quota sono disposti i laboratori, gli uffici, il caffè-ristorante, gli spazi accessori.

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